di Alessio Giannanti
Pubblicato il 18 maggio 2009 su Pisanotizie.it
Poco più di un anno fa ci lasciava Carlo Alberto Madrignani, docente di Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Pisa e figura intellettuale tra le più note in città, anche per effetto di un impegno nel campo culturale che, spesso, travalicava i confini di una pur cospicua attività accademica, che con difficoltà si riesce a riassumere in poche righe.
Madrignani, nato a Sarzana (La Spezia) nel 1936, si laureò con Luigi Russo e fu il suo ultimo assistente nel 1960. Dopo la tesi di laurea su Francesco Redi, si dedica allo studio della narrativa italiana e all’inizio degli anni Settanta, pubblica due importanti monografie su Capuana e De Roberto. Si tratta della prima tappa di un articolato percorso di riscoperta dei narratori dell’Ottocento, che avviene altresì per mezzo di un’intensa attività di curatele editoriali, con cui ripropone, all’attenzione di studiosi e lettori, alcune opere dimenticate di Verga, Capuana e De Roberto o di autori comunque considerati al margine del canone letterario: Fogazzaro, Gualdo, Nobili, De Amicis, Scarfoglio, Pratesi, Collodi, Guerrazzi, Bini.
Negli anni Novanta, proseguendo su questo vettore di ricerca, si volge a indagare le origini del romanzo moderno e la sua osteggiata affermazione in campo culturale, studiando la produzione narrativa del secolo XVIII e in particolare quella del veneziano Pietro Chiari, di cui pubblicherà quello che viene ritenuto il primo romanzo italiano: La filosofessa italiana (1753). Non mancano esplorazioni critiche relativamente alla contemporaneità letteraria, sia attraverso recensioni che prefazioni; nella sua ampia bibliografia troviamo, ad esempio, i nomi di Montale, Dessì, Bufalino, Moresco, Camilleri, Consolo, Maggiani, Della Mea, Montesano, Calaciura, Calabrò, Angioni, Riccarelli.
I suoi interessi riguardano anche altri ambiti espressivi, come cinema, pittura, fotografia e video-arte; in cui si può riconoscere lo sbocco naturale di un eclettismo intellettuale che vede nel dialogo interdisciplinare, quasi una ragione d’essere. Questa curiosità onnivora si fonda su una concezione materialistica della letteratura che recepisce la lezione gramsciana di una critica artistica e di una storia letteraria non disgiunte dall’analisi della funzione svolta dagli intellettuali e dalla storia delle idee – con l’amato Sebastiano Timpanaro, Madrignani condivideva, la convinzione che nella cultura vada cercato il nutrimento di ogni linguaggio artistico.
All’attività di studioso della storia letteraria, si affianca una vivace partecipazione al dibattito culturale e politico (prende parte alla stagione del Sessantotto pisano), che lo fa conoscere e apprezzare anche al di fuori della cerchia dei colleghi e degli studenti. Non di rado queste due forme di impegno intellettuale si fondono: è il caso del saggio L’ultimo Cassola. Letteratura e pacifismo (1991), dove leggiamo la spinta di una tensione civile in senso antimilitarista, che arriverà fino ad anni a noi più vicini, quando, ad esempio, denuncerà, senza esitazioni, l’ipocrisia di una guerra “umanitaria” e di bombe “intelligenti”, che altro non sono che una disumana opera di sopraffazione e distruzione.
Quanto detto è forse già sufficiente per restituire, a chi non ha conosciuto il professore Madrignani, l’immagine di un intellettuale che non vuole rinchiudersi nella torre d’avorio di uno specialismo autoriferito; e dovrebbe bastare pure sia a far emergere una natura aperta al dibattito contemporaneo, sia ad attestare l’indole anticonformista di chi è propenso ad avventurarsi su sentieri poco battuti dalla critica, dotato – come egli era – di un particolare gusto della riscoperta per manifestazioni culturali e scrittori che venivano ritenuti minoritari. A questo profilo intellettuale dello studioso era conseguente una pratica didattica originalissima che se da una parte derivava dal suo scetticismo critico – che lo spingeva a sottoporre incessantemente a verifica anche le più inossidabili certezze – dall’altra sembrava essere anche figlia di quella stagione della contestazione alla quale Madrignani aveva preso parte.
Infatti la prevalente dimensione interazionale e maieutica del suo insegnamento, mirava a far sì che allo studente fossero poste delle domande piuttosto che affidate semplicemente delle nozioni, con l’effetto immediato di una maggiore responsabilizzazione degli alunni che si sentivano chiamati a far parte di una più ampia comunità ermeneutica. In questa pratica è insita l’idea di un confronto alla pari tra docente e discente (anche, per ovvie ragioni, non poteva esserlo fino in fondo) e in tal senso Madrignani è stato un maestro che acquisiva autorevolezza proprio nel caldeggiare un continuo superamento di ogni magistero; insomma, un maestro che insegnava a dubitare dei maestri e che faceva volentieri propria la celebre frase di Giorgio Pasquali: «I maestri sono fatti per essere mangiati in salsa piccante». In concreto, questa attitudine anticonformista e spesso provocatoria si manifestava in un instancabile pungolo critico verso i suoi studenti, che poteva talvolta essere severo ma non era mai disgiunto dalla filantropica preoccupazione che lo portava a trovare parole di incoraggiamento per il lavoro dei più giovani studiosi.
Ritroviamo in questi aspetti il senso più nobile di una sfida culturale all’altezza di quei presupposti democratici e progressisti che sono stati la bussola di un agire intellettuale e sociale che hanno inevitabilmente lasciato il segno, anche per quella parte della città che non frequenta più le aule universitarie (o non lo ha mai fatto); perché Madrignani ha sempre inteso esercitare la sua azione didattica, non solo al di là di uno specifico disciplinare, ma anche della stessa dimensione universitaria, attraverso una intensa partecipazione alla vita culturale pisana.
Oggi è auspicabile che la presenza di questo importante intellettuale e insieme flâneur arguto e dotato di una rara ironia, rimarrà a lungo nella memoria collettiva della città. Anche per questo motivo, in occasione del primo anniversario della sua morte, alcuni allievi, amici e familiari hanno organizzato insieme alla Facoltà di Lettere e Filosofia, il Dipartimento di Studi Italianistici e la Biblioteca Universitaria, una mostra intitolata “Tra le carte di Carlo A. Madrignani“, che sarà inaugurata lunedì 18 maggio, ore 16.30 nella Sala Storica della biblioteca. La mostra costituisce un viaggio attraverso la produzione critica di Madrignani e documenta, attraverso gli autografi e la bibliofilia, l’officina dello studioso. La mostra sarà visitabile fino al 25 maggio (su prenotazione al 050/913427) quando l’iniziativa si concluderà con la presentazione dell’ultimo saggio di Madrignani Effetto Sicilia (il punto di arrivo del suo quarantennale interesse per la letteratura siciliana) con interventi del preside di Lettere Alfonso Maurizio Iacono, Salvatore Silvano Nigro, Aldo Maria Morace e lo scrittore Vincenzo Consolo.
Pubblicato il 18 maggio 2009 su Pisanotizie.it